Nella prima parte di questa guida abbiamo visto cosa si intende per “risoluzione video” e da dove ha origine questo termine. Abbiamo inoltre approfondito il significato di “scansione interlacciata” e “scansione progressiva” tentando di cogliere i vantaggi e gli svantaggi delle due soluzioni proposte. Abbiamo inoltre accennato ai problemi legati ai driver proprietari e della scelte fatte da Windows per gestire le diverse risoluzioni sui diversi monitor in commercio. Oggi, in questo secondo articolo, vogliamo vedere meglio cosa si intende per “proporzione”, e il senso dei vari numeri. Perché 720p, 1080i e 1080p significano molto di più.
Cosa sono i numeri?
Magari Carl B. Boyer o John D. Barrow hanno anche la loro idea in proposito ma non coincide di certo con quella che esporrò ora. Perché i numeri 720 e 1080 non sono solamente delle entità astratte ma anche dei codici ben precisi. Sì, codici per comprendere alcune caratteristiche dei monitor e degli schermi. Codici che uniti alle due “lettere magiche” I e P hanno un significato ben preciso.
Perché un codice? Bé, un po’ perché l’animo umano è pigro, un po’ per esigenze di marketing. In pratica, quando i televisori e gli schermi ad alta definizione divennero comune i produttori si posero un problema: come spiegare le varie caratteristiche in poco tempo e con chiarezza? La soluzione è arrivata con queste tre sigle, per l’appunto. Ma cosa significano? Questo:
- 720p = 1280 x 720 pixel, in formato 16:9 con aggiornamento a scansione progressiva
- 1080p = 1920 x 1080 pixel, in formato 16:9 con aggiornamento a scansione progressiva
- 1080i = 1920 x 1080 pixel, in formato 16:9 con aggiornamento a scansione interlacciata
Penso sia comprensibile la scelta di preferire tre sigle a tutte queste parole, no?
E’ tutta una questione di proporzioni
Qualcuno magari si sarà incuriosito di alcuni termini usati in queste definizioni: cosa vorrà mai dire “formato 16:9“? Bé, tanto per cominciare si tratta di un rapporto che indica l’altezza dello schermo in rapporto alla sua larghezza. O, in altre parole, se lo schermo è lungo 16 allora dovrà essere alto 9. Perché?
Ho già accennato qualcosa nel primo articolo: la tecnologia ha una sua evoluzione. All’inizio il rapporto era 4:3, perché questo era il formato con cui venivano girati i primi film. Quando nasce la televisione il rapporto venne mantenuto uguale per poter imitare lo schermo di un cinema. Ma l’evoluzione della cinematografia è stata rapida e i film cominciarono a essere girati in “widescreen”. E qui cominciarono i guai.
Ve li ricordate i film western che vedevamo da bambini? Sicuramente ci avrete fatto caso, quando li trasmettevano in televisione apparivano due bande nere, una in alto e una in basso. Era uno stratagemma per poter vedere i film anche in TV senza dover deformare le immagini. In pratica veniva imitato il rapporto cinematografico anche sull’apparecchio domestico. E quando non c’erano le “righe nere”? Il più delle volte veniva trasmessa solo la parte centrale della pellicola, quella che poteva entrare nelle proporzioni della televisione. E i margini scomparivano, a volte con degli effetti comici e surreali.
Per molti, molti anni la situazione è stata questa. Un po’ alla volta, per fortuna, la tecnologia è migliorata e i produttori hanno cominciato a vendere monitor e televisori “widescreen”. Oddio, i primi erano solamente dei 4:3 allungati, delle cose abbastanza inutili e a mio avviso dannosi. Poi, però, si è arrivati al rapporto 16:10. Non esattamente il rapporto perfetto ma molto meglio rispetto a prima.
Ma non siamo ancora alle proporzioni di oggi. Il 16:9 inizia a imporsi come standard a partire dal 2010 quando i televisori ad alta definizione vedono un vero e proprio boom. Il risultato è un proliferare di schermi, monitor, televisori con questo rapporto. E qui azzardo una previsione: probabilmente sarà uno standard destinato a durare. Perché? Perché le trasmissioni televisive, e le pagine web, si stanno rapidamente adattando a questo rapporto, e pare proprio con buoni risultati. Al momento riuscire a trovare, in un negozio, televisori e monitor in 16:10 è difficile, e più passerà il tempo più diventerà impossibile.
Tutto questo discorso però non è fine a se stesso. Perché? Perché la risoluzione di un display è fortemente vincolata dal formato del monitor. In pratica alcune risoluzioni non funziono su schermi 4:3, e viceversa altre non si adattano ai 16:9. Ad esempio, lo schemino qui sotto riporta le risoluzioni più comuni e il rapporto a cui sono adatte.
- Rapporto di 4:3 – risoluzioni: 640 × 480, 800 × 600, 960 × 720, 1024 × 768, 1280 × 960, 1400 × 1050, 1440 × 1080, 1600 × 1200, 1856 × 1392, 1920 × 1440, e 2048 × 1536.
- Rapporto di 16:10 – risoluzioni: 1280 × 800, 1440 × 900, 1680 × 1050, 1920 × 1200 e 2560 × 1600.
- Rapporto di 16:9 – risoluzione: 1024 × 576, 1152 × 648, 1280 × 720, 1366 × 768, 1600 × 900, 1920 × 1080, 2560 × 1440 e 3840 × 2160.
Le dimensioni contano?
Uno schermo TV in 4:3 può essere adattato al formato 16:9 inserendo le famose barre nere, ed è una cosa con un suo senso. Non ha senso, invece, questa operazione su un PC. Perché? Quando scriviamo su Word, o navighiamo in rete non c’è nessun problema, il contenuto si adatta automaticamente in base allo spazio disponibile. E quando guardiamo un film penserà a tutto il nostro lettore multimediale.
Una cosa di cui dobbiamo tenere conto, e bene, è la capacità di un monitor di visualizzare le immagini ad alta risoluzione. Più ancora delle dimensioni? Sì, più ancora. Maggiore è la risoluzione e più piccole appariranno le immagini sullo schermo. E c’è un punto, a risoluzioni alte, in cui il testo sarà così piccolo da non essere nemmeno leggibile. Su un monitor grande è possibile avere una risoluzione molto alta, ma se la densità di pixel non è sufficiente otterremo comunque delle immagini illeggibili. Cosa che si concretizza, nella maggior parte dei casi, in un messaggio di errore di Windows che ci avvisa: il sistema non è in grado di gestire quella risoluzione del monitor.
In parole povere? Non aspettatevi miracoli da un monitor a basso costo. Alla fine quando si tratta di schermi ad alta definizione la qualità si paga. Tutta.
Che confusione!
Sì, lo so. Ho usato molti termini tecnici, e sigle, e spiegazioni. Non mi stupirei di aver fatto fare confusione a qualcuno, e me ne scuso. A mia discolpa, parziale, va però precisata una cosa: negli ultimi 10-15 anni gli schermi sono cambiati molto, e la situazione non si è ancora stabilizzata del tutto. Già l’esistenza di schermi 1080p e 1080i è illogica: basterebbe che tutti i produttori optassero per la stessa soluzione e ci risparmieremmo già metà di questa guida. Ma questa è la realtà, ed è quella con cui dobbiamo fare i conti. Almeno finché non si imporranno gli schermi olografici (che qualche produttore sta veramente sperimentando, con risultati alterni).
2 commenti
grazie mille,sei stato chiarissimo,ma in che risoluzione mi conviene salvare un video da me realizzato?