Non voglio fare quello che si lamenta sempre. Però, capitemi, la rete italiana è abbastanza superficiale. Non mi stupisco, ovviamente l’Internet italico non fa altro che riflettere vizi e virtù della nostra nazione, e non potrebbe essere altrimenti. Ma questo mi costringe, spesso, a cercare in siti anglofoni alcune informazioni. Come quelle che ho raccolto in questa guida su come scegliere il monitor giusto, e su cos’è la tecnologia IPS. Ma prima di cominciare a leggere questo articolo ricordate una cosa: non si tratta di un saggio tecnico o scientifico, e di conseguenza tenterò di semplificare alcuni concetti. Cercherò comunque di sfatare un paio di miti legati alla tecnologia degli schermi IPS e di dare alcuni consigli su come non spendere inutilmente i propri soldi.
I vecchi schermi IPS: una breve storia di una tecnologia antica
Già, proprio antica, avete letto bene. Antica per lo meno se consideriamo i tempi della tecnologia perché i primi schermi “IPS” vengono venduti nel lontano 1996. Questa tecnologia è nata in casa Hitachi ben 17 anni fa, altro che nuovo. E allora perché la Apple vanta “il nuovo display IPS”? Bé, perché come tutte è un’azienda che deve vendere. E per vendere di più è riuscita a diventare uno tra i più grandi venditori di una tecnologia vecchia spacciata come nuova. Tanto di cappello al reparto marketing della mela morsicata, davvero.
No, non sto scherzando, la pubblicità è riuscita a resuscitare una tecnologia tutto sommata vecchia e a renderla di moda. E, come conseguenza più o meno voluta, a farla migliorare ancora e a renderla “necessaria”. Ma cos’è veramente un display IPS? Bé, mettetevi comodi che un po’ alla volta ci arriviamo.
IPS, TFT, LCD, LED, TN … Oh my God!
Ma prima di arrivare agli schermi IPS veri e propri dobbiamo chiarire due cose. E cominciamo con un po’ di sigle. Già, perché negli ultimi 10 o 20 anni è diventata una moda inventare una sigla per ogni singolo gadget elettronico. E spesso si tratta di sigle inutili, ridondanti o addirittura fuorvianti. E non c’è da stupirsi se poi si fa confusione, è normale. Per questo come prima cosa cominciamo con le fondamenta, il display LCD.
L’acronimo è abbastanza conosciuto e significa semplicemente Liquid Crystal Display, ovvero schermo a cristalli liquidi. A cosa si riferisce? A tutti quei monitor sottili che utilizzano dei cristalli liquidi “spenti” per visualizzare le immagini, ovviamente. E’ importante ricordare che i cristalli liquidi sono “spenti” perché questo vuol dire una sola cosa: serve una fonte di illuminazione dietro di loro per renderli visibili. Perché è importante? Più avanti ci arriveremo.
Ma torniamo al 1998 quanto le parole d’ordine erano TFT e “Matrice Attiva”. Vi ricordate? Tutti i monitor dovevano avere queste paroline magiche altrimenti nessuno li avrebbe comprati. Potenza del marketing, ancora una volta. TFT stava semplicemente per Thin Film Transistor e non era altro che una variante dello schermo LCD. All’epoca era tutto un gran parlare della tecnologia TFT, pareva fosse anni luce avanti alla semplice e “vecchia” LCD tradizionale.
Bene, corriamo ai giorni nostri. Oggi la maggior parte dei schermi venduti e comprati sono display LCD TFT. Sì, la maggior parte, e anche i celeberrimi monitor IPS non sono altro che LCD TFT. Magari è brutto sentirselo dire ma l’IPS è solamente un’ennesima variante di tecnologia basata sugli schermi a cristalli liquidi con un sottile strato di transistor. Ma detta così ha meno fascino, non trovate?
A dire il vero ci sono oggi due varianti di schermi TFT LCD, e la migliore per un uso “normale” non è nemmeno quella chiamata IPS. Ma per capirlo dobbiamo conoscere le caratteristiche principali dei vari schermi LCD, e dei monitor in generali.
Vi avverto, il discorso è ancora lungo quindo farò così: nel prossimo articolo andrò in profondità sui concetti fondamentali (tempo di risposta, livelli di contrasto e neri, gamma dei colori, e angolo di visualizzazione) mentre nell’ultima parte darò alcuni consigli pratici nella scelta vera e propria del monitor migliore.
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